Norvegia, 1996. Al capezzale del figlio Julius, pilota di caccia tedesco in rianimazione a causa di un incidente, si ritrovano dopo vent'anni di lotte e silenzi la madre Anna Maria e il padre Erik. Mentre il figlio è sospeso tra la vita, la morte e la memoria, i due genitori non scambiano che qualche parola e molti ricordi: di quando stavano insieme, di quando lei ha deciso di andar via di casa, di quando è tornata per riprendersi suo figlio. Di come il tempo non renda traslucide le cose passate e la polvere non le renda meno vive. Neppure con il dolore, gli riesce.Erik ha vissuto l’orrore della guerra e l’amore per la libertà. Anna Maria lo spaesamento di chi non crede di meritare l’amore. Entrambi, l’amore profondo e incondizionato per il loro figlio conteso.Attraverso le voci dei tre personaggi, con una prosa capace di muoversi tra diversi registri, Katia Fundarò propone al lettore un’opera poetica sull’impossibilità di addivenire a una pretesa di verità che non sia solo personale e, dunque, necessariamente parziale.
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