Scritto nel Cinquecento, questo pamphlet bruciante non è solo un classico del pensiero libertario e repubblicano: è la fondamentale domanda che ogni movimento di emancipazione deve porsi. Étienne de La Boétie non indaga la natura del tiranno, ma il mistero dell’obbedienza delle masse. La sua analisi, spietata e profetica, scava alle radici del consenso e dell’egemonia, mostrando come il potere di pochi non esisterebbe senza la collaborazione attiva o passiva dei molti. Non è la forza delle armi a tenere in piedi un sistema ingiusto, ma l’abitudine, la rassegnazione, la distribuzione di briciole di privilegio e il controllo dell’immaginario. In queste pagine, la sinistra radicale trova il suo grimaldello concettuale più potente. Una critica dell’alienazione che precede Marx: gli uomini rinunciano alla loro stessa natura, la libertà, per asservirsi a un potere che loro stessi riproducono. L’intuizione sull’egemonia culturale che anticipa Gramsci: il tiranno si regge su una rete di complicità, clientelismo e controllo delle idee. Un appello all’azione diretta e al non-assenso: la liberazione, ci dice La Boétie, è possibile in qualsiasi momento, semplicemente smettendo di obbedire. È un invito allo sciopero generale contro il potere. Il Discorso della Servitù Volontaria non è un reperto archeologico. È un manuale di resistenza per un’epoca di populismi, consenso fabbricato e disuguaglianze stridenti. Un monito eterno: la prima e ultima risorsa contro l'oppressione è la nostra volontà di essere liberi.
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