Stilisticamente:
Lo stile è frammentario, essenziale, aforistico. Labita predilige frasi brevi, a volte incisive come lampi ("Brevitas, qualità, intensità, forza concentrata"). L’andamento è quasi diaristico, ma sempre sospinto da un’urgenza espressiva autentica.
La forma spezzata e numerata evoca una struttura non lineare, quasi postmoderna, in cui ogni sezione è un tassello autonomo ma complementare. Alcuni passaggi sembrano versi poetici, anche nella prosa, mostrando un linguaggio ibrido, tra narrazione, saggio e poesia.
Labita rifugge l'accademismo, il manierismo, e abbraccia invece uno stile diretto, personale, libero, a volte ruvido, ma sempre sincero. Il tono è spesso autoironico, consapevole della propria marginalità, ma anche fiero di una coerenza e integrità rare.
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In sintesi:
Vito Labita si racconta come un artista totale, fedele solo alla scrittura, capace di vivere la parola come forma di resistenza e di amore. Il suo stile è fedele al contenuto: libero, conciso, sperimentale. Più che un bilancio, il suo è un manifesto esistenziale e letterario, che celebra la scrittura come destino e non come mezzo.
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