Non piu` di tre, per John Keats, erano “le cose di cui godere”: una di queste era “la profondita` del gusto” di William Hazlitt. Diretto, paradossale, provocatorio: cosi` appare Hazlitt nel suo saggio sull’ignoranza delle persone colte, un gioiellino nell’arte dell’essay, del componimento in prosa, cioe`, discorsivo, di argomento filosofico, morale, letterario o legato all’esperienza quotidiana, il cui modello riconosciuto e tuttora inarrivabile e` Montaigne. In questo libro dello scrittore e critico inglese, amico di Stendhal e dei maggiori poeti del suo tempo, sono raccolti sette dei numerosi saggi appartenenti a Table-Talk, la rubrica che l’autore tenne sul «London Magazine» dal giugno 1820 al dicembre dell’anno successivo: tutti testi di sconcertante attualita` e caratterizzati da un’alta dose di humour, specie se letti oggi, alla luce del presente. Oltre alla riflessione Sull’ignoranza delle persone colte, intervento argutamente eccentrico, che da` il titolo al volume, tanti sono gli aspetti della vita affrontati dal saggista-filosofo: dall’analisi del genio incompreso (contrapposto all’uomo d’azione e quindi di successo) al ritratto dello scrittore elegante (e percio` “effeminato”), dalla critica ai gruppi di potere (tra cui i consigli comunali e le universita`) agli svantaggi della superiorita` intellettuale (sulla raffinatezza d’animo che si scontra puntualmente con un mondo ignorante), fino al tema universale della paura della morte e ai suoi risvolti tragicomici con i lasciti testamentari.
|