Romanzo della maturità stilistica, storia semi-autobiografica, lucida e profonda rappresentazione delle occasioni mancate e della debolezza umana, in cui Pavese compie un’elaborata attività di bilanciamento tra italiano e dialetto, “La casa in collina” affronta fondamentalmente il tema della solitudine e dell’impossibilità del singolo di partecipare alla storia senza più compromessi o giustificazioni. Nel giugno del 1943 gli aerei alleati bombardano Torino; l’Italia fascista si ritrova in ginocchio. Tutte le sere, dopo una giornata di insegnamento in città, Corrado torna alla sicurezza delle colline e alle cure delle sue due adorabili padrone di casa. Non ha attaccamenti, né obblighi. Tuttavia, contro il suo miglior giudizio, è attratto dal semplice calore di una cerchia di antifascisti che si radunano in una vicina osteria, e si trova di fronte a una scelta dolorosa: l’impegno emotivo e politico, con tutti i suoi pericoli, o la ritirata devastante.
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