L’idea iniziale è stata quella di raccontare di alcune esperienze della mia vita vissuta quando, a metà degli anni ’80, facevo il conduttore radiofonico in alcune emittenti private romane.
In realtà non sarebbe dovuta essere una biografia, bensì una testimonianza dell’evento socio-culturale che cambiò il concetto dell’informazione diffusa via etere.
Nel contempo non sarebbe dovuta nemmeno diventare un mio personale “reportage” del proprio vissuto, in quanto non avrebbe interessato altri, oltre i diretti partecipanti di quelle stesse vicende.
Dunque bisognava aggiungere qualcosa in più; del “pepe”. Che fare?
Indubbiamente gli anni di riferimento dei fatti da me raccontati furono anni molto particolari sia per la vita sociale che per l’economia e la politica del nostro paese. Eravamo negli anni di piombo.
Oltre all’evento mediatico, del tutto rivoluzionario, che sancì l’inizio dell’era moderna delle radio e televisioni commerciali, altri fatti, avvenuti allora, hanno caratterizzato la mia stessa esistenza come quella di tutti noi.
La polizia politica, l’eversione criminale, la rivoluzione studentesca, gli attentati, le brigate rosse, i servizi segreti deviati e altri fenomeni divennero uno spunto ideale per narrare i diversi aspetti della vita quotidiana del protagonista.
E se, a tutto questo, fosse stato aggiunto anche una buona dose di fantasia che avesse portato il racconto a diventare un “thriller”, il tutto avrebbe avuto un interesse sicuramente diverso.
E così è avvenuto! Il libro alterna brani della mia vita trascorsa nella radio, riportando fatti realmente accaduti, con altrettanti, assolutamente fantasiosi ed inventati, che sarebbero potuti succedere in quel momento storico e che, per fortuna mia, non avvennero.
Realtà e fantasia mi hanno permesso di “miscelare” il tutto per creare un racconto poliziesco dagli aspetti tipicamente “noir”.
Come già detto, io racconto me stesso trenta anni fa circa ma, la mia storia, è quella di un qualunque ragazzo di quel periodo.
Oltre alle avventure radiofoniche, ho voluto sottolineare alcuni aspetti critici che hanno caratterizzato quegli anni, come la famiglia, mostrando il protagonista molto legato alla incombente figura materna, simbolo delle regole familiari ma, contemporaneamente, impegnato nella ricerca di una sospirata autonomia personale.
Racconto l’università di allora, evidenziando la frequentazione dei discussi corsi accademici di quell’epoca, quelli con il 18 politico, quelli con gli esami di gruppo; infatti, mi descrivo come un insicuro studente universitario, vittima della turbolenta facoltà di Architettura di Roma.
Narro dell’amore ed del sesso; come tutti i giovani di quella età, sono fidanzato con una brava ragazza di buona famiglia, ed il nostro rapporto è lacerato tra la voglia di una libertà sessuale e le inibizioni dettate dal rigore tradizionale impartito dai nostri genitori, ancora non del tutto figli del ’68.
Anche il modo con cui ho scritto questo romanzo è volutamente semplice, discorsivo, e assolutamente impulsivo, cercando di raccontare i fatti, i luoghi e le emozioni come le rimuginerebbe un ragazzo di quell’età.
Ma ecco qui la storia....
Il giovane interprete partecipa, appassionandosi, al nascente fenomeno della liberazione delle frequenze radiotelevisive ad uso commerciale, diventando in breve un apprezzato conduttore radiofonico in una piccola emittente di quartiere.
La sua vita si incrocia, in circostanze casuali, con quella dell’ispettore Cinti, un poliziotto creato dalla fantasia, che personifica il mondo delle istituzioni del tempo, pieno di controversie politiche proprie di quegli anni, dove lo “Stato” combatte se stesso, creando e distruggendo la sua parte balorda, rappresentata dai movimenti eversivi e dai servizi deviati.
E’ un avvenimento misterioso, accaduto all’università, che porta il nostro attore ad assistere ad un p |