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Nemmeno la piccola spada scomparirà; è il simbolo dell’infanzia del nostro non sradicabile desiderio di combattere gli arlecchini coronati di carta dorata, dai tinnuli campanelli che sfideranno pure il tempo; essi faranno fortuna nel mondo dei giocattoli fin che ci saranno buffoni nel nostro mondo. I cavalieri gallonati, dalla grande spada pendente al fianco, le ricciute principesse dai graziosi piedini calzati con scarpe di raso, i prodi moschettieri dai grandi stivaloni coi risvolti e i grossi mustacchi, son tutti giocattoli che si mantengono ancora in buona forma nel loro mondo. La bambola giapponese è ancora giovane ma ha dinanzi a sè un avvenire brillante.
Tra i giocattoli che van perdendo gradatamente terreno possiamo accennare ai frati, ai nani e ai re, un brutto augurio se ben ci pensiamo. Non vorrei far dispiacere a nessuno, ma è un fatto che la richiesta dei re è diminuita di molto in questi ultimi tempi: i miei studi sull’antropologia del giocattolo non mi permettono il minimo dubbio al riguardo; non sta a me tentar di spiegare la causa di questo strano fenomeno. Capisco bene che l’argomento è molto doloroso e non insisterò.
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