Emil. Tu sei stanca perchè non mi ami.
Bet. Già, non vi amo. Vi amo anche troppo, cattivo. Se voi mi chiedeste in moglie a mio padre....
Emil. Adesso torniamo al solito discorso. Ma come vuoi che io mi presenti al sig. Odoardo a chiedergli la tua mano, se non ho formato il mio stato? Con quel poco che ritraggo dalla scarsa eredità paterna posso viverci bene solo, ma in due non so se si caverebbe. E poi due?.... due?
Bet. Via, sempre avete voglia di scherzare. Queste sono cose che già si sanno.
Emil. Vedi bene che vi vuole qualche altro aiuto per tirare innanzi. Se aspetto di professare la medicina, ancora ho da fare un'altro anno di pratica, e...
Bet. E dunque faremo sempre all'amore senza sposarci mai.
Emil. Tu sai che io sarò l'erede di quel zio ricchissimo ch'è in Torino.
Bet. E se non conoscendoti dispone a favore d'altri?
Emil. Egli mi ha fatto sapere che facendo testamento non si scorderà di me.
Bet. Il cielo lo faccia.
Emil. Suonano.
Bet. È ora di scuola (squotendola) Leonarda, Leonarda va ad aprire la porta che Pancrazio starà da mio padre.
Leon. Eh, mi avete chiamata?
Bet. Hanno sonato.
Leon. Non ho udito.
Emil. Non avete udito perchè dormivate.
Leon. Io? affatto. Teneva serrati gli occhi perchè ho un pochetto di flussione (esce dal fondo)
Bet. S'è il sonatore balliamo subito per non dar sospetto. Ora non cominciate colle solite ragazzate in presenza di gente.
Emil. Che ragazzate?
Bet. Di venirmi sempre appresso come un cagnoletto, di parlarmi piano nell'orecchio, e tante altre sciocchezze che fate.
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