Dal libro: Ai tempi di Leone X, gran protettore dei poeti e dei letterati, viveva il poeta Baraballo, detto l’abate di Gaeta, che al dire del Giovio, faceva insulsissimos versus ab omni vocum, ac numerorum enormitate ridendos, il quale divertiva molto Leone col suo improvvisare sgangheratissimo.
Il povero scemo credendosi meritevole di essere coronato in Campidoglio, per una burla ideata dal cardinal Bibbiena, si dispose la funzione fin dal palazzo Vaticano, dove il Papa era a vedere da una finestra questa marcia, in cui il poeta Baraballo era montato sopra un elefante magnificamente bardato, che il Re di Portogallo aveva mandato poc’anzi in dono a Leone.
Tutto procedè bene in mezzo ad una gazzarra, ad una baldoria da non potersi ridire fino a ponte Sant’Angelo; ma quivi la bestia impaurita dai gridi del popolo e dal suono de’ tamburi, gettò per terra il poeta, che restò così maltrattato dalla sconcia caduta, che non potè più portarsi a Campidoglio a prendere la corona di malva o di lattuga che fosse; ed il Papa fece intagliare egli stesso questa buffonata nella porta anzidetta in Vaticano. (Cancellieri, Possessi de’ Pontefici, pag. 500).
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