FEDRA
TRAGEDIA
IN QUATTRO ATTI
DI UMBERTO BOZZINI
Umberto Bozzini (Lucera, 1876 – 1921) è stato un avvocato, poeta e drammaturgo italiano.
È nel 1909 (23 ottobre al teatro Valle di Roma, protagonista Italia Vitaliani) con la rappresentazione di “Fedra” che negli ambienti letterari e teatrali si comincia a parlare di Umberto Bozzini, il drammaturgo la cui fama doveva spegnersi nel giro di pochi anni e il suo nome dimenticarsi troppo presto nonostante il valore dei suoi scritti teatrali e poetici.
Nato a Lucera nel 1876 da Generoso, insigne chirurgo e naturalista, formatosi al Liceo Bonghi e laureatosi in legge, Bozzini coltiva con passione gli studi letterari, storici e mitologici, scrivendo liriche per alcuni giornali di provincia in cui già si rilevano le sue innate qualità letterarie. Carattere schivo, amante della solitudine, preferisce immergersi nella vita contemplativa, affinando una poesia malinconica, ma ricca di spiritualità e vicina ai temi eterni della vita dell'uomo: l'amore innanzitutto.
La tragedia “Fedra”, che riscuote grandissimo successo sin dalla prima rappresentazione è definita “perfetta” dal maestro Ferdinando Martini; in essa segni della sua arte si evidenziano meglio che nell'omonimo componimento di Gabriele d'Annunzio. Tra le altre opere: Manfredi, Il Cuore di Rosaura, Ritmo Antico, Georgica, tutte rappresentate dalle più celebri compagnie di teatro del tempo. Nel 1921 muore tanto prematuramente da non ottenere fama pari ai suoi meriti artistici.
Fedra è una figura della mitologia greca, era figlia di Minosse e Pasifae.
Sposò Teseo, re di Atene che aveva già avuto un figlio, Ippolito, dal matrimonio con una Amazzone (non è chiaro quale; in alcune fonti si cita Ippolita, in altre Antiope). Si innamorò follemente di Ippolito e dopo essere stata respinta da lui, in un atto di follia, lo accusò di averla violentata, ma quando, in seguito alla maledizione di Teseo, Ippolito viene ucciso da un mostro marino, la donna confessò le sue colpe e si uccise.
Il mito di Fedra e Ippolito è narrato nella tragedia Ippolito di Euripide e, nel mondo latino, nella tragedia Phaedra di Seneca.
Ovidio, nelle sue Eroidi, dedica un'epistola a Fedra e Ippolito.
Nel 1677 il drammaturgo francese Jean Racine scrisse anch'egli una tragedia su questo argomento, intitolandola Phèdre.
Anche d'Annunzio nel 1909 mise in scena una tragedia intitolata Fedra, rifacendosi esplicitamente al mito classico. Nel 1915 andò in scena un'opera di Ildebrando Pizzetti, anch'essa col titolo di Fedra, basata sul testo dannunziano.
Alla schiera di questi illustri artisti si aggiunse, nel 1909, Umberto Bozzini.
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