PIERANGELO BARATONO
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COMMENTI AL LIBRO DELLE FATE. EDGAR POE. GENOVA MISTERIOSA. IL BEATO MACARIO. OMBRE DI LANTERNA
Pierangelo Baratono Nasce a Roma da Alessandro Baratono, nato a Ivrea, e da Ermelinda Rossi, nata a Firenze, ma il suo nome è legato soprattutto a Genova, città d'adozione. È il fratello minore di Adelchi Baratono.
Collabora con "La Riviera Ligure" di Oneglia, rivista diretta da Mario Novaro, poi è redattore, con Ceccardo Roccatagliata Ceccardi e Alessandro Giribaldi, della rivista di lettere, arte e scienza "La vita nova" e scrive articoli di critica letteraria per "Il Lavoro". Nel 1906, nonostante la vita da nottambulo che conduce, entra a lavorare alle poste. Sarà per questo ricordato come maudit sedentario.
Nel 1910 viene trasferito a Grosseto e nel 1912 a Roma (dove collabora con l'editore Formìggini e dirige una collana di "Classici d'amore" per i tipi di Bertelli e Veraudo di Perugia), quindi a Padova.
Allo scoppio della prima guerra mondiale vorrebbe partire, ma viene riformato. Nel 1918, tornato a Genova, collabora al mensile "La gazzetta di Genova", dove conosce Camillo Sbarbaro (altro nottambulo), e a "La Liguria illustrata". I suoi sono racconti grotteschi e caricaturali, scene di teatro, pagine di ironia e versi alessandrini.
Con Eugenio Montale, tra gli altri, frequanta il Caffè Roma della Galleria Mazzini. Nel 1923 cura una traduzione da Auguste de Villiers de L'Isle-Adam e l'anno successivo pubblica un saggio su Edgar Allan Poe. Si dedica poi a una raccolta di poesie dell'amico Ceccardi, la cui scomparsa l'ha turbato a lungo (Sillabe ed Ombre, 1925).
Trasferito ancora nel 1927 a Trento, vi muore per un attacco cardiaco, in attesa di un prossimo trasferimento a Firenze, a 47 anni. È sepolto a Ivrea, nella tomba di famiglia.
A lui dedicherà qualche pagina lo Sbarbaro: Addio a Pierangelo, nella raccolta di prose Trucioli.
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