MEMORIE PER L’ISTORIA DELLA SUA VITA E DEL SUO TEATRO
  MEMORIE PER L’ISTORIA DELLA SUA VITA E DEL SUO TEATRO
Titolo MEMORIE PER L’ISTORIA DELLA SUA VITA E DEL SUO TEATRO
AutoreCarlo Goldoni
Prezzo€ 1,00
EditoreNICCIA
LinguaTesto in Italiano
FormatoDRMFREE

Descrizione
CARLO GOLDONI MEMORIE PER L’ISTORIA DELLA SUA VITA E DEL SUO TEATRO Ero la gioia di casa. La mia governante diceva che avevo ingegno. Mia madre prese cura di educarmi, e il mio genitore di divertirmi. Fece fabbricare un teatro di marionette, le maneggiava in persona con tre o quattro suoi amici, e in età di quattr’anni trovai esser questo un delizioso divertimento. Nel 1712 morì mio nonno. Un mal di petto acquistato in una partita di piacere lo condusse alla tomba in sei giorni. Mia nonna lo seguì poco dopo. Ecco l’istante di una mutazione terribile nella nostra famiglia, la quale precipitò tutt’a un tratto dalla comodità più felice nella mediocrità più disagiata. Mio padre non ebbe l’educazione che gli si conveniva. Non gli mancava ingegno, ma non si era avuta bastantemente cura di lui. Non potè mantenersi nell’impiego del padre, che un accorto Greco seppe togliergli. I beni liberi di Modena erano venduti, i beni di sostituzione ipotecati. Non restavano che quelli di Venezia, che formavano la dote di mia madre e l’assegnamento di mia zia. Per colmo di disgrazia, mia madre diede alla luce un secondo figlio, Giovanni Goldoni, mio fratello. Mio padre era alle strette, e siccome non gradiva troppo di gemere sotto il peso di riflessioni ipocondriache, prese risoluzione di fare un viaggio a Roma per distrarsi. Dirò nel seguente capitolo ciò che vi fece e quello che divenne. Ritorniamo frattanto a me, giacché sono l’eroe dell’opera. Mia madre restò sola alla direzione della casa con sua sorella e i due figli. Collocò il minore in collegio; e occupandosi di me unicamente, volle allevarmi sotto i suoi occhi. Ero docile, quieto, obbediente, e di quattro anni leggevo, scrivevo e sapevo a mente il catechismo. Mi fu assegnato un maestro. Amavo molto i libri; imparavo con facilità la grammatica, i principi della geografia e quelli dell’aritmetica. La mia lettura favorita però era quella degli autori comici. Ne era ben provvista la piccola biblioteca di mio padre; ne leggevo sempre qualcuno nei momenti di libertà, e ne trascrivevo i pezzi che più mi davan piacere. Mia madre, purché non mi trattenessi in puerili trastulli, non si prendeva la minima cura della scelta dei miei libri. Fra gli autori comici che leggevo e rileggevo spessissimo, il Cicognini era quello che preferivo a ogni altro. Questo autore fiorentino, pochissimo conosciuto nella repubblica delle lettere, aveva fatto parecchie commedie d’intreccio, sparse di sentimenti noiosi, patetici, e di facezie triviali: vi si trovava nulladimeno molto diletto, e aveva l’arte di mantenere la sospensione e di piacere con lo scioglimento. Presi per esso un’infinita propensione; lo studiai molto, ed ebbi all’età di otto anni la temerità di abbozzare una commedia.