GUGLIELMO FERRERO
MEMORIE E CONFESSIONI
DI UN SOVRANO DEPOSTO
DAL LIBRO: Carlo X aveva voluto essere unto e incoronato Re nella Cattedrale di Reims, come i suoi antenati. Aveva ricevuto le sette sante unzioni, sulla testa, sul petto, tra le spalle, sulla omoplata destra, sulla omoplata sinistra, sulla giuntura del braccio destro, sulla giuntura del braccio sinistro. Aveva baciato la spada e l’aveva consegnata al Connestabile del Regno. Aveva prestato giuramento e piegato il capo sotto la pesante corona di Carlo Magno, imposta dall’Arcivescovo. Una volta ancora, nelle navate sublimi del più bello tra i templi cristiani, avevano spiegato le ali, insieme con le musiche e le voci squillanti in onore del nuovo eletto di Dio, i colombi e gli altri uccelli, a cui si dava in quella cerimonia la via, simbolo volante delle antiche libertà dei Franchi. Qua e là qualche novità e qualche ritocco avevano rammentato, a chi se ne fosse scordato, che i tempi non erano più quelli di una volta. Il Connestabile, a cui Carlo X aveva consegnata la spada, era un vecchio maresciallo dell’Impero, il Moncey. Il Re non si era più impegnato con giuramento a sterminare gli eretici, ma ad osservare la “Charte”. Molti occhi si inumidirono e molti cuori si contrisero, vedendo un mortale genuflettersi ai piedi della Maestà divina e rizzarsi Re per grazia di Dio: ma per l’ultima volta.
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