Questo romanzo è parte di una trilogia ambientata nell'antica Roma, in periodi storici fifferenti. Questo primo Romanzo è collocato a Roma in epoca monarchica. Dopo Romolo, furono Re di Roma: Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio e ... gli etruschi. Già, in effetti, gli Etruschi si spingevano nella loro espansione territoriale e culturale più a nord e a sud. Non c'è traccia di questa strategia espansionistica nei classici, più attenti a inventarsi fantasiose ascendenze più o meno divine dei propri antenati, che a riferire processi storico-sociali reali. Così qualche cosa si sa di Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, ma pochissimo sul contesto socio-politico. L'ambientazione in un epoca così remota e in un certo senso barbara della storia di Roma, ha due scopi: capire le origini della Res Publica, nata dopo la cacciata dell'ultimo Tarquinio e illustrare la grandezza e i meriti del suo ideatore, quel Lucius Iunius Brutus che fu l'antenato di quel Bruto che congiurò contro Cesare. Tuttavia l'Autore avverte: Roma era una piccola (ma ambiziosa) città Latina, niente di più e tutti i suoi abitanti, maggiorenti e Patrizi compresi, erano poco più che barbari primitivi. Il lettore dimentichi gli splendori dell'età Imperiale.
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